Rieti merita un sindaco che sappia almeno copiare

27/05/2022

Fabio Andreola – Candidato al consiglio comunale

Un noto chef reatino, Adelmo Renzi, tornato alla ribalta recentemente grazie alle tre figlie (mie amiche), che hanno fatto conoscere anche fuori dai confini reatini la sua creatura culinaria più famosa (la torta “Mimosa”), dice che per avere successo nella ristorazione spesso non serve inventare, ma basta osservare quello che fanno gli altri e migliorarlo. Un principio banale, ma molto efficace, a giudicare dai suoi successi che hanno contribuito a dare lustro alla nostra città.

Un principio seguito da molti grandi innovatori, tra i quali il più noto è forse Steve Jobs, inventore dell’ iPhone, cioè di un banale telefonino multifunzione, talmente bello e funzionale, che però altro non è appunto che un telefonino che si è distinto e si distingue tuttora per il suo design (sviluppato da un designer che progettava tazze wc e che quel genio di Jobs assunse).

Diversi anni fa notai a Parigi una cosa. La città era inondata da cestini di una semplicità estrema: anelli di metallo a cui erano agganciate delle buste di plastica. Ce n’era uno ad ogni angolo, con il risultato che per terra non c’era un rifiuto. Mi dissero che erano stati così concepiti come misura anti-terrorismo, per evitare che qualche malintenzionato potesse nascondere in un cestino una bomba. Poi si accorsero che funzionavano bene, non costavano nulla e allora li hanno lasciati.

Simone Petrangeli si era appena insediato ed aveva appena preso l’incauta decisione (che gli costò la mancata rielezione) di adottare una politica di austerità per risanare i bilanci: una politica tipicamente di destra, come spiega bene un economista di sinistra, Emiliano Brancaccio, nel suo libro intitolato appunto “L’ austerità è di destra”. Mi sbrigai a suggerire di copiare la scelta di Parigi, usando come supporto per gli anelli le staffe di vecchi cestini di resina arancioni messi dal sindaco Saletti decenni prima: i cestini durarono pochi giorni, le staffe, se girate per la città, sono ancora lì. Il suggerimento lo diedi nell’ordine a Petrangeli (sindaco), Bufacchi (ASM) e Ciacci (ASM con e dopo Bufacchi). Ho ancora le email inviate, corredate di fotografie, alle quali mai nessuno si è degnato di dare una risposta.

Recentemente, a Dublino, ho notato un cartello pubblicitario che recitava “Dublin City Development Plan: have your say on the future development of your city – Public consultation”. Ho pensato al passaggio a livello in viale Maraini e all’arroganza del sindaco Cicchetti e del suo delfino Sinibaldi (Cicchetti dichiarò: “Molti no evaporeranno vedendo il progetto”). Alla faccia della consultazione pubblica: decido io, punto.

Sempre a Dublino, passando davanti al bellissimo EPIC (Museo dell’ emigrazione irlandese), opera architettonica di recupero di un magazzino doganale del 1800, ho pensato al nostro zuccherificio e al progetto Coop. Ho provato profonda tristezza e sgomento.

Pochi giorni fa a New Orleans, ho visto delle aree verdi urbane con panchine fisse, ma anche bellissime sedie e tavoli mobili. Per strada, non dentro a giardini privati. Non è che gli americani abbiano più senso civico di noi, quindi ho subito pensato come mai nessuno se li fosse portati via, ma alzando gli occhi, ho notato che queste aree erano rigorosamente videosorvegliate. Ho pensato a tutte le volte che il nostro sindaco di turno dava la colpa del degrado urbano a quegli incivili dei reatini, da lui governati.

Mi fermo qui per portare il lettore ad una rapida e scontata conclusione: i nostri politici, per citare Adelmo Renzi, non sono nemmeno capaci a copiare.

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