Il Consorzio sviluppo industriale rappresenta una delle più ampie espressioni in termini di interessi pubblici, data la composizione e la rappresentanza della Assemblea dei Soci: parliamo di CCIA Rieti, Amm.ne provinciale, Comuni di Rieti, Cittaducale, Borgorose, Fara in Sabina; Federlazio, Ass.ne Industriali Rieti, banche. A sua volta, il consorzio partecipa in alcune istituzioni pubbliche a partire dalla Sabina Universitas. Quindi, non sul Consorzio focalizziamo la attenzione (non solo), ma sul complesso di relazioni che ne dovrebbero definire l’indirizzo politico.
Sabina Universitas – Un peso di cui liberarsi?
Terza parte della conferenza stampa del 10 Febbraio 2018.
Un Consorzio che si finanzia con contributi dei soci, corrispettivi per servizi, contributi pubblici. Un consorzio che si trova da anni sul filo della sostenibilità economica delle proprie attività, come leggiamo nelle delibere di approvazione dei bilanci. Relazioni e bilanci votate da Assemblee in cui sono presenti Sindaci, presidente CCIA, rappresentanti della imprenditoria, politici di tutte le estrazioni politiche.
Un “ente strumentale” allo sviluppo industriale di Rieti , preoccupato per la propria sopravvivenza economica, che agisce peraltro in una situazione di conflittualità di rapporti difficilmente spiegabile. Infatti i i soci, tramite il Consorzio, promuovono o subiscono vertenze legali “nei confronti di sé stessi” (consorzio contro comune, comune contro Consorzio, Consorzio contro Regione, contro Sabina Universitas, ecc…).
Quindi, dai bilanci emerge una attività in cui l’aspetto progettuale, specialmente per il comprensorio Rieti Cittaducale, è spesso un magnifico sconosciuto.
Con riguardo alla Sabina Universitas proprio nei bilanci, ricorre la “lamentela” riguardo alla non attinenza dei corsi universitari rispetto alla “mission” dell’Ente. (mission che nel frattempo probabilmente è cambiata, visto il business dei parcheggi pubblici a pagamento).
Non stupisce quindi, che il 27 Novembre 2017 il Consorzio abbia pubblicato l’avviso di vendita delle proprie quote azionarie della Sabina Universitas. Un avviso di vendita che si rivolge al “mercato” degli enti pubblici o a controllo pubblico, al valore nominale di € 36.600,00 o al miglior offerente.
Ciò che stupisce, è che su questa notizia di estrema rilevanza pubblica, eventualità non “estratta dal cilindro”, ma già oggetto di ripetute citazioni negli atti del Consorzio, il dibattito cittadino sia del tutto ignaro se non silente. E stupisce non tanto per l’ammontare delle quote cedute (pari al 3,72%) quanto per lo strumento di vendita adottato.
Come Associazione, denunciamo e siamo indignati rispetto a questa “vendita sul mercato”, ancorché rivolta ad Enti pubblici. Equivale a dire: venga chicchessia, purché ci liberiamo di questo peso. Quindi una operazione esclusivamente economica, quando invece potrebbe essere l’occasione per avviare la ricerca di nuovi e più qualificati partner, magari al di fuori della cerchia istituzionale di Rieti, sulla base di una progetto di rilancio della sabina Universitas al di fuori delle mura cittadine. Un vergogna tutta politica; non si può immaginare che una operazione di profondo valore simbolico, prima ancora che pratico, come l’uscita dalla Sabina Universitas abbia il valore di quattro spiccioli.
La seconda serie di domande:
1. gli Enti che costituiscono il Consorzio, alcuni anche a loro volta soci della Sabina Universitas, hanno condiviso, sono stati informati, e in che termini, della vendita della partecipazione azionaria alla Sabina Universitas?
2. In caso affermativo, quale è la logica secondo cui anziché ricercare, un nuovo socio “utile” per la Università, in possesso di qualificazione, ruolo, capacità progettuale, in sostituzione di uno “inutile”, si stia procedendo con un pubblico bando di vendita, con unico obiettivo l’importo di offerta economica?