Trasporti a passo di gambero

5/10/2018

Il 3 ottobre 2018, lungo la direttrice Rieti Roma, va in scena l’epilogo di un disservizio annunciato, che il Comitato Pendolari Reatini aveva cercato di denunciare e che Cotral (e la Regione Lazio) hanno ignorato. I fatti sono ampiamente stati illustrati sulla maggior parte dei media locali (cartacei e online).
Infatti, a causa di un incidente automobilistico all’altezza dell’aeroporto dell’Urbe in uscita da Roma, la nostra provincia e Rieti sono state praticamente tagliate in 2 dal punto di vista del trasporto pubblico regionale.
I pullman Cotral in arrivo al capolinea di Tiburtina a Roma hanno accumulato ritardi oltre i 30 minuti, giungendo tardi presso il capolinea e ripartendo quindi con ritardo per ritornare a Rieti, perché bloccati nel traffico generato dal sinistro, generando attese estenuanti per i pendolari in attesa a Fara Sabina scesi dalle corse FL1.
Perché è successo tutto questo? La causa è da ricercarsi nella modifica operata da COTRAL a partire dal 9 giugno.
Andiamo per ordine.
Prima del 9 giugno 2018, sulla direttrice Rieti-Roma, operavano 2 distinte tipologie di collegamento.
La prima, diretta e transitante esclusivamente via autostrada, consentiva di raggiungere Roma o ritornare da Roma con un’unica corsa.
La seconda, limitata a Passo Corese, permetteva di arrivare in coincidenza con le corse del treno FL1 Orte-Fiumicino Aeroporto, con cadenza a 30 minuti.
Questa modalità duale, in situazioni di blocco della circolazione sulla ferrovia o di traffico sulla salaria, consentiva al pendolare di poter scegliere l’una o l’altra modalità. Tecnicamente si parlava di intermodalità in coincidenza ed era uno dei punti programmatici del governatorato Zingaretti Primo.
La provincia di Rieti, era stata scelta per la sperimentazione di questa modalità di trasporto moderna, rispondendo anche a direttive comunitarie ben precise; e, dopo una serie di aggiustamenti, (anche grazie al lavoro di raccordo costante e continuo del Comitato Pendolari Reatini), tutto ciò funzionava.
Invece dopo 2 anni succede quello che non ti aspetti: viene eliminata la corsa Rieti Passo Corese, sostituita con una modifica della corsa diretta via autostrada facendola transitare nel capolinea di Passo Corese, sia all’andata che al ritorno, e viene soppresso il transito davanti la stazione di Fara Sabina!!!
Risultato? Con la “nuova” corsa diretta (che aumenta i tempi di percorrenza di 10/15 minuti) e abbiamo perso le coincidenze a Fara Sabina con la FL1; l’intermodalità a Passo Corese, è dettata dalle condizioni di traffico lungo la Salaria.
Per chi volesse utilizzare la FL1 e cambiare a Passo Corese, si deve mettere in preventivo attese oscillanti tra i 10 e i 30 minuti (se non più come raccontato sopra).
Quanto riportato dai media, è una denuncia accorata, gridata a tutta la classe politica locale, provinciale e nazionale che ci rappresenta in quanto eletta nel nostro territorio, che rimane inerme, insensibile e sorda a tutto.
Potenziare il sistema delle infrastrutture di un territorio, che sia in un contesto regionale o locale, significa non solo garantire spostamenti più veloci e più sicuri sul territorio e il rafforzamento di connessioni esistenti, ma soprattutto migliorare le condizioni di contesto necessarie ad incrementare lo sviluppo socioeconomico, la competitività, la produttività e la qualità della vita nelle aree che lo compongono.
Per la realizzazione di tutto ciò, c’è la necessità di una grande regia, che crei i presupposti di una “integrazione” a vari livelli:
a) tra la politica nazionale dei trasporti e quelle regionali;
b) nel più ampio contesto delle reti europee;
c) tra le strategie della mobilità e lo sviluppo territoriale;
d) tra le diverse modalità di trasporto, in modo da accrescere la sinergia dell’intervento, con particolare attenzione allo spostamento modale, ossia al trasferimento di quote di traffico dalla gomma alla rotaia, ed all’attivazione di sistemi intermodali.
Qui si pone seriamente il problema delle scelte da operare.
Naturalmente ci si scontra con le limitate risorse economiche a disposizione, per cui si impone l’esigenza di selezionare quegli interventi capaci di generare i migliori risultati rispetto alle risorse impiegate.
A tal fine, un contributo reale viene fornito dalle procedure di selezione dei progetti cofinanziati dai Fondi Strutturali Europei.
Un valido progetto presentato alla Commissione Europea accompagnato da uno studio di inquadramento generale (la cosiddetta Scheda Grandi Progetti) nel quale vengono evidenziati gli aspetti tecnici, funzionali e finanziari, il rispetto della normativa comunitaria in termini di mercato e tutela ambientale, nonché i benefici di natura socioeconomica indotti della realizzazione dello stesso, determinano i requisiti essenziali per ottenere un cofinanziamento comunitario.
Ora una domanda a Rieti, bisogna porsela in maniera forte ed inequivocabile: perché in questo territorio, in questa provincia, MAI si è cercato di avviare un processo di questa portata a livello di infrastrutture?
Non un intervento, non una interrogazione in consiglio regionale o in Parlamento, non una presa di posizione sui media a difesa del diritto alla mobilità dei cittadini di questo territorio, non una progettualità concreta e condivisa tra territori.
E’ imbarazzante notare che, cambiano gli argomenti trattati, cambiano le voci di denuncia dei problemi e delle criticità della nostra comunità, ma nessuno pare voglia ascoltare.
Un vuoto istituzionale e politico imbarazzante e scandaloso, verso il quale NOME rivolge ancora una volta un appello, affinché chi ricopra cariche importanti, si assuma la responsabilità di sostenere il proprio territorio contro soprusi, vessazioni e inconcepibili decisioni, penalizzanti per l’intera comunità.

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