Si accendano riflettori su APS

8/06/2020

Le bollette dell’acqua a Rieti sono più alte del 50% rispetto a Roma.

Da tutta la Provincia si rincorrono notizie di problemi e disfunzioni: consigli comunali ( Fara Sabina) si mobilitano, sindaci (Castelnuovo di Farfa) protestano; addirittura il consigliere regionale Refrigeri esprime dubbi sull’applicazione di una normativa da egli stesso promossa e supportata. Per tacere le problematiche sollevate da singoli cittadini.

E per servizi, anche piuttosto semplici come ad esempio una domiciliazione bancaria (e, con essa, la restituzione di quella caparra prontamente riscossa con la prima bolletta), non bastano 6 mesi di attesa, il call center non è utile ad ottenere risposte, ma solo per inoltrare solleciti.

In questo periodo di crisi che rischia di diventare drammatico, si vedono recapitare, a famiglie ed imprese, conguagli retroattivi per centinaia e migliaia di euro.

Per tutti questi motivi, ci sono problemi seri, da indagare e risolvere.

Questioni di efficienza, di capacità manageriali, di ordine normativo, ma anche di carattere politico.

Il livello delle tariffe chiama in causa l’inerzia o la pigrizia della Conferenza dei Sindaci, che nel 2018 approvò lo schema di tariffazione, (per inciso: sul sito della Provincia non compaiono gli atti di approvazione, ma sembrerebbe che siano stati approvati alla unanimità dei presenti, il Sindaco Cicchetti che posizione espresse?).

Ma chiama in causa anche chi propose quella convenzione ATO2-ATO3 di ristoro per l’interferenza d’Ambito, i cui meccanismi impediscono l’uso di quelle somme per calmierare le tariffe.

Quella Convenzione dovrà essere riscritta, speriamo con maggiore criterio, nel 2021: è uno degli obiettivi che deve porsi la politica reatina tutta.

Non si tratta, però, solo di questioni tariffarie: le voci di protesta relative al servizio, colte un po’ ovunque sul territorio, non depongono neanche a favore di quei criteri di efficacia ed efficienza che, insieme a quello di economia, si richiedono nella gestione di un bene comune.  Al trasferimento da Roma di 7 milioni di euro, non sembrano corrispondere nemmeno investimenti in grado di sostenere il tessuto imprenditoriale della Provincia, che da quei fondi potrebbe ottenere una boccata di ossigeno, né un miglioramento della qualità dei servizi, che, ad oggi, fanno rimpiangere le gestioni comunali.

NOME Officina Politica, ritiene fondamentale affrontare questi aspetti politici, tecnici, amministrativi: non siamo peraltro i primi, visto quanto apprendiamo da dichiarazioni pubbliche di esponenti politici e sindacali più “attenti” alla questione, e da cittadini e imprese.

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