Progetto EDEN: cosa imparare dagli errori del passato per progettare un nuovo futuro

6/01/2021

 

Intervista pubblicata sulla rivista semestrale di società e cultura “Passaggi”, Morlacchi ed.

Daniele Rinaldi – NOME Officina Politica

L’idea di interconnettere le aree territoriali di Rieti e Terni, territori così vicini ed affini per molte caratteristiche, non richiede un particolare sforzo di immaginazione; l’opportunità di una scelta del genere è nei fatti, nella storia e nel buon senso della pubblica amministrazione. Tuttavia, fino al 2010 non si ha notizia di iniziative in tal senso.

La prima iniziativa concreta di promuovere congiuntamente i due territori attraverso i sistemi fluviale e lacustre fra Nera, Velino e Piediluco nacque nel 2010, quando il Comune di Terni e quello di Rieti decisero di partecipare, con una proposta condivisa, al bando europeo EDEN, pensato per promuovere la diffusione del turismo sostenibile nei paesi membri. Il progetto umbro-laziale aveva sfiorato il successo, piazzandosi al secondo posto «unico esempio di concertazione interprovinciale e soprattutto interregionale», come tenne a ribadire l’assessore al turismo del Comune di Terni, a valle del parere favorevole del consiglio comunale alla adesione al network di 14 comuni laziali e 4 Umbri che avrebbe dovuto sostenere l’evoluzione del progetto.

Tra i progetti di cui si ipotizzava uno sviluppo, il collegamento fluvio-lacustre tra la Cascata delle Marmore e Rieti, la pista ciclabile tra Rieti e Piediluco e il completamento delle reti sentieristiche.

Un “marchio di qualità” che avrebbe potuto costituire il traino per lanciare una programmazione sul tema, agganciando tutte le forme di finanziamento attivabili.

Ing. Rinaldi, quali furono le mosse degli amministratori locali?

Le amministrazioni comunali di Rieti e  Terni, con un accordo di programma rilanciarono il progetto EDEN con la sottoscrizione, il 7 Giugno 2013, di un Accordo di Programma per la gestione turistica della destinazione EDEN, sostenuto da un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni e dalle Casse di Risparmio dell’Umbria. 

Alla firma dell’accordo, oltre ai sindaci di Rieti e Terni, erano presenti i rappresentanti dei comuni coinvolti della Valnerina e della provincia di Rieti.

L’accordo, della durata di 5 anni, prevedeva anche la costituzione degli organi di Governance: un Presidente, un’assemblea affiancata da un Comitato tecnico esecutivo e una segreteria. 

L’incarico della progettazione fu condotto, su incarico della Provincia di Terni da Telos (coord. Giovanni Cafiero) con Ecoter e Officina8. Nel corso del 2014 si eseguirono gli studi per definire la strategia di sviluppo turistico dell’area vasta oggetto di indagine, completando nel 2015 il processo partecipativo e le analisi di fattibilità e il progetto preliminare di un intervento.

Le Amministrazione comunali di Rieti e Terni, insieme alle Fondazioni finanziatrici, il 31 marzo 2016 tennero finalmente la presentazione sul tema della nuova destinazione turistica “Terre del Velino e del Nera”.

Quale il focus dell’iniziativa?

Lo studio condotto da Telos focalizza, dal punto di vista dello sviluppo turistico, uno degli aspetti che possono comporre il puzzle di un grande contenitore programmatico come il progetto CIVITER. Rispetto a quel progetto “politico”, il progetto di fattibilità Terre del Velino e del Nera focalizza un settore economico specifico, il turismo, per selezionare alcune azioni concrete utili a una “politica industriale” più circostanziata.

Quali le premesse per giungere a queste conclusioni?

Terni e Rieti sono caratterizzati da una posizione di marginalità territoriale rispetto ai rispettivi capoluoghi di Regione, con una conseguente minore centralità programmatica nelle strategie di sviluppo di Umbria, da una parte e Lazio dall’altra. Un risposta a questa marginalità è nell’intuizione di riscoprire una comune vocazione interregionale. Vocazione che trae origine per le comuni origini storiche, ma anche nelle similitudini territoriali, culturali e delle strutture urbane dei centri minori. Su questa intuizione , che come detto già nel 2010 le due Amministrazioni Provinciali di Terni e Rieti e i due Comuni capoluogo avevano perseguito con la sigla di un Accordo di Programma, era stato ottenuto un primo riconoscimento, prestigioso, delle potenzialità intrinseche del sistema integrato Velino-Nera si da parte della Commissione Europea individuando l’area come destinazione europea di eccellenza (EDEN) per il turismo acquatico.

Lo studio comprende il territorio dei comuni di 7 comuni in territorio umbro (Terni, Narni, Stroncone, Arrone, Montefranco, Ferentillo e Polino) , e 11 comuni in territorio laziale (Rieti, Labro, Greccio, Colli sul Velino, Cittàducale, Morro, Cantalice, Poggio Bustone, Rivodutri, Castel S. Angelo e Contigliano).

Quali gli elementi costitutivi della nuova destinazione di tutto il comparto?

Lo studio di fattibilità riconosce la considerevole ricchezza di beni culturali e ambientali a cavallo tra i due territori, in particolare i beni legati al sistema delle acque e dei paesaggi naturali, i cammini francescani, l’escursionismo e le attività sportive all’aria aperta. Lo studio evidenzia la presenza di altre strategie di sviluppo turistico, come quella già citata EDEN per il turismo acquatico, la promozione degli itinerari francescani. Evidenzia inoltre la posizione favorevole rispetto al bacino metropolitano romano, ed un possibile posizionamento turistico dell’area, relativamente ad un target di riferimento del Turismo Natura, del turismo acquatico e sportivo, del turismo spirituale. Un target costituito da persone e famiglie che vivono in città e sono alla ricerca di momenti di rigenerazione a contatto con un ambiente tranquillo e autentico.

Quali le tappe di un percorso in questa direzione?

Si rendono necessarie alcune azioni rilevanti per la promozione di questa destinazione turistica di Terre del Velino e del Nera. Tali azioni consentirebbero, tra l’altro, la valorizzazione di iniziative già in atto coerenti con la strategia generale, ma attualmente non coordinate. Le azioni dovrebbero essere:

1) Sottoscrizione di una Carta di Valorizzazione territoriale, quale intesa quadro tra i principali attori istituzionali, e la definizione partecipata dagli operatori di Carte di qualità per i servizi turistici associati al marchio Terre del Velino e del Nera;

2) Individuazione e attivazione di un ufficio di destination management;

3) Definizione di un Piano integrato della rete sentieristica per le Terre del Velino e del Nera

4) Definizione di un Programma per la realizzazione di un nuovo attrattore tematico turistico-sportivo attraverso procedure di partecipazione pubblico-privato, quali la finanza di progetto, di contenitori dismessi di proprietà pubblica (Papigno).

Trattandosi di un territorio soggetto alla amministrazione di Regioni diverse, sale il modus operandi? Su quali risorse economiche si potrebbe contare?

Il territorio incluso nelle “terre del Velino e del Nera”, in quanto interregionale, è interessato dai documenti programmatici sia della Regione Lazio che della Regione Umbria. Lo studio evidenziava al 2016, alcuni strumenti (finanziari e non) utilizzabili per la realizzazione dei progetti previsti dallo studio di fattibilità. In particolare, i fondi europei previsti dai POR FESR 2014-20 delle due Regioni. Ovviamente un riavvio della progettualità su questo tema necessiterà la individuazione, distintamente per ciascuna Regione, degli “assi” utilizzabili nel periodo 2021-2027, in relazione agli obiettivi generali che saranno fissati nel prossimo bilancio pluriennale della UE.

Come dovrebbero operare in concreto le due Regioni?

Le possibilità di utilizzare in modo certo ed integrato le opportunità offerte sia dal POR-FESR della Regione Lazio che da quello della Regione Umbria dipendono dalla elaborazione di uno strumento coordinato di programmazione dei fondi strutturali per l’area di studio.

Solo uno strumento coordinato di questo tipo consentirebbe di individuare le azioni e gli strumenti finanziari previsti dai due Programmi e utilizzabili per attuare la strategia di sviluppo formulata, armonizzando i contenuti dei Programmi regionali ai tematismi ed ai territori inclusi nello Studio di fattibilità Terre del Velino e del Nera. 

A questo proposito le istituzioni (Province e Comuni) devono essere in grado di proporre alle strutture regionali di Lazio e Umbria competenti per la programmazione comunitaria i pertinenti indirizzi per definire le modalità per l’accesso dei progetti proposti nello studio ai finanziamenti comunitari.

Con quali strumenti operativi?

Gli strumenti sono, ovviamente, legati alle opportunità specifiche date dal momento in cui si viene ad operare, e possono essere diversi. Lo studio di Telos individuava un percorso operativo:  

  1. Carta di valorizzazione territoriale Terre del Velino e del Nera; 
  2. Individuazione dell’Ufficio di gestione della nuova destinazione turistica;
  3. Predisposizione di progetti (POR FESR e PSR) da candidare a finanziamento nelle due Regioni, Umbria e Lazio, per avviare l’attuazione dello studio di fattibilità;
  4. Procedere nella strategia di valorizzazione di Papigno verso la realizzazione in finanza di progetto di un parco tematico per lo sport;
  5. Procedere al completamento dei circuiti escursionistici attraverso la realizzazione dell’Itinerario interregionale dei Laghi  tra Le Marmore-Piediluco e i Laghi Lungo e Ripasottile e la realizzazione dell’ascensore presso la Cascata per facilitarne il collegamento con Piediluco e con il nuovo itinerario.

Perché una proposta così articolata e possibile è rimasta lettera morta? Soldi sprecati?

Quello che emerge dallo studio, in maniera evidente, è che molte azioni amministrative proposte mirano a superare l’ostacolo, dato dal fatto di dover coordinare aree territoriali appartenenti a Regioni diverse, peraltro poste in condizione di “marginalità” rispetto alle rispettive aree regionali. Ad oggi, registriamo , dalla lentezza del processo e dall’apparente stallo del processo, che gli ostacoli hanno scoraggiato una azione proattiva dei comuni nella direzione indicata dal piano.

E allora quale una possibile medicina per poter cercare di porre in essere una politica di riequilibrio delle aree che la mancanza di una politica di programmazione regionale ha rese sempre più svantaggiate? 

Quello che emerge, oltre le difficoltà di carattere politico ed amministrativo, è la assenza di una Leadership in grado di stimolare, condurre, monitorare l’evoluzione del progetto, dandone anche una adeguata visibilità pubblica. Una Leadership che a mio avviso dovrebbe essere espressione della classe imprenditoriale, degli operatori turistici. Le Camere di Commercio, di Rieti e Terni, oggi ripiegate nella “difesa” della propria autonomia rispetto a progetti di accorpamento (con Viterbo e Perugia, rispettivamente) dovrebbero lanciare l’idea di costituire un cardine importante di un nuovo sistema interprovinciale; l’accordo di programma CIVITER tra le province di Civitavecchia, Viterbo, Terni, Rieti (di cui si sono perse le coordinate dai radar politici) indicava una direzione possibile, in cui si sarebbe potuto, agilmente collocare, od immaginare, una struttura in grado di gestire e coordinare questo tipo di progetti.


Una sintesi dello studio di fattibilità è consultabile QUI

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