La D’Innocenzo lascia: una scelta obbligata e forse subita.

29/01/2023

NOME non ha risparmiato critiche al direttore generale della ASL Marinella D’Innocenzo. Sempre puntualmente supportate da dati e soprattutto affiancate a proposte. Invece lei, sentendosi in una posizione di forza grazie a un consenso politico trasversale, ha ceduto al suo carattere poco incline al dialogo e alla sua autoreferenzialità di manager infallibile, rimandando al mittente le critiche e ignorando le proposte. È arrivata persino a schernirci chiamandoci “epidemiologi da salotto”, con politici di spicco che le facevano eco alludendo a noi quando parlavano di “punture di insetti”. Poi sono arrivate le elezioni comunali e la politica l’ha abbandonata: da destra (con forza), a sinistra (in modo più sommesso e cauto), per arrivare ad una lista civica, Rieti in Salute, creata ad hoc in posizione critica con la dirigenza della ASL.

Le prove dei risultati discutibili della sua gestione si sono accumulate negli anni e sono rintracciabili, oltre che negli interventi pubblici di NOME, nelle molte segnalazioni di disservizi fatte da utenti e associazioni di volontariato e dalla recente diffida della CGIL, che fa persino riferimento a presunti comportamenti coercitivi a carico dei lavoratori.

Ora si avvicinano le regionali, e lo scricchiolio dei rapporti tra la politica e la D’Innocenzo è culminato in una rottura fragorosa, con le sue dimissioni ad un anno dalla fine del mandato. Se stiamo al suo comunicato ufficiale si tratta però di una scelta derivante da motivazioni “solo personali”, ed è quel “solo” che suona tanto come una excusatio non petita e induce a dubitare che in realtà, oltre ad eventuali motivazioni personali (che se ci sono, ci auguriamo non siano gravi), ci siano ragioni politiche.

NOME rivendica un ruolo importante nell’aver fatto emergere, unica forza di estrazione politica del territorio, il diffuso dissenso rispetto all’operato della D’Innocenzo. Diffuso al punto che i dipendenti della ASL, il più grande datore di lavoro del reatino, liberi di esprimere la loro opinione nel segreto delle urne, bocciarono sonoramente Claudio Di Berardino, esponente del medesimo gruppo di potere che ha insediato e sostenuto la D’innocenzo, alle primarie della sinistra contro Simone Petrangeli nella corsa a sindaco della città. Era piuttosto evidente che Di Berardino confidasse nella capacità persuasiva della D’Innocenzo nei confronti del suo serbatoio elettorale: mentre Petrangeli batteva ogni angolo della città, Di Berardino si limitava a farsi fotografare con la manager nei corridoi dell’ ospedale. Uno dei tanti errori del PD e del suo candidato, che spianarono la strada verso il Comune a Daniele Sinibaldi.

Consapevoli della rilevanza dell’investimento in risorse economiche e capitale umano necessario per difendere e rilanciare la sanità reatina, auspichiamo che i candidati al governo della regione Lazio approfondiscano il dibattito sui loro progetti per la sanità,  partendo dalle ragioni politiche di queste dimissioni, simbolo di una gestione fallimentare di una intera classe politica di cui la D’Innocenzo era solo la portabandiera.

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