Siamo oltre 170 tra organizzazioni della società civile, centri di ricerca, testate giornalistiche, insieme a 50.000 cittadini, dallo scorso novembre, chiediamo che i dati sull’emergenza sanitaria siano liberati
Di seguito, la relazione di NOME a cura di Marco Giordani
Buonasera, complimenti per l’iniziativa e grazie per la opportunità.
Noi siamo la associazione civica NOME Officina Politica, che opera nel Lazio a Rieti.
Dall’inizio della pandemia raccogliamo i dati locali diramati da ASL e da altri enti e li elaboriamo confrontandoli.
Volevamo parlare di criticità locali, di una piccola provincia, ma che crediamo siano generalizzabili.
Lamentiamo soprattutto due aspetti:
- Una mancanza di dati dalla ASL
- La scarsa coerenza, con quelli ASL, di quelli che risultano esternamente,
Il dato che soprattutto manca nel bollettino quotidiano ASL è quello dei ricoverati. Il numero dei ricoverati veniva dato a marzo 2020, finché non ci fu il primo decesso, dopodiché è scomparso dalla informazione ufficiale. Un giornale, in cronaca locale, di tanto in tanto lo pubblica, non si sa se da fonte ufficiale o ufficiosa. Gli ultimi erano del 23 marzo, 27 e 31; e riapparsi solo oggi.
Per i tamponi viene detto quanti sono quelli effettuati ma non a quanti di questi si riferiscono i positivi ed i guariti (in autunno passava anche una settimana tra il test e il referto), cosicché i giornali diffondono al pubblico dei “tassi di positività” davvero improbabili.
Quello che ci chiediamo è perché la Regione Lazio non dia alle ASL delle direttive sulla comunicazione, visto che a Viterbo ad esempio, la informazione è molto più dettagliata, specificando:
- Dei nuovi positivi quanti sono stati sottoposti a tampone per link epidemiologico, quanti perché sintomatici, quanti per un tampone antigenico positivo
- Quanti di questi nuovi positivi sono stati ricoverati
- Quanti sono attualmente i ricoverati, per reparto e per struttura.
Per quanto riguarda la coerenza dei dati, sin dalla prima ondata di pandemia, abbiamo rilevato una dissincronia e divergenza tra ASL e Dipartimento Protezione Civile – e quindi ministero della Salute – riguardo i dati di incidenza cumulativa (unici dati che DPC dà per le province).
Questo è qualcosa che mette in dubbio anche i dati che ufficialmente si conoscono e che tanti di noi elaborano (da Gimbe a Cura Italia fino a noi)
Esemplificando, ad Aprile 2020 il DPC conosceva il 50% in meno dei contagi, a maggio il 25, a luglio il 15. Dopo aver raggiunto anche il 35% a metà novembre (oltre 1000 casi di differenza), ed essersi ridotta a soli 50 casi a metà febbraio, oggi si attesta al 3-4% (cioè 300-400 casi).
Quello che si rileva, oltre alla differenza nei numeri, è il procedere a gradini da parte di DPC. Questo comporta un problema perché ormai è uso prendere in considerazione il numero settimanale di contagi.
Questo procedere a gradini è facilmente osservabile anche per altre province, come ad esempio recentemente Latina e Viterbo.
Esisterebbe poi il Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio che fornisce periodicamente dati sulla prevalenza e sulla incidenza, comune per comune e, per la prevalenza, mantenendo una visione dello storico.
Purtroppo i dati non sono allineati né a quelli del DPC né a quelli ASL.
Per i dati di prevalenza, poi, si verificano ad ogni aggiornamento delle correzioni retroattive anche consistenti.
Di tutto ciò abbiamo divulgato localmente e chiesto via PEC agli enti coinvolti, ma senza nessun riscontro fattivo.
Come anche nessuna risposta o interesse abbiamo riscontrato da ASL e classe politica locale sulle specificità che, dai pochi dati disponibili, emergono per il nostro territorio.
E che sono, ad esempio:
- Una mortalità per contagiati, superiore a quella di province con più over 80 di noi
- Un tasso di prevalenza più basso di quello regionale, laddove il tasso di incidenza è invece equivalente.