La conoscenza “organizzata” alla base delle Politiche di sviluppo

2/05/2020

Lo sviluppo della Provincia di Rieti, e in particolare del Capoluogo, è stato frutto principalmente di spinte esogene, ovvero generato da organizzazioni che hanno prodotto beni, erogato servizi venendo da “fuori” (i.e., la attribuzione dello “status” di Provincia, la SNIA Viscosa, la cassa del Mezzogiorno).
Questo tipo di sviluppo non è stato accompagnato da contemporaneo investimento in infrastrutture, e pertanto è oggi, venute meno le preesistenti condizioni di investimento, è in profonda crisi.

Negli ultimi anni, l’incertezza politica e la incoerenza delle politiche di sviluppo ha dato come risultato un insieme di attori, più o meno validi e credibili, che si propongono sulla scena, alternandosi e sovrapponendosi, generando pochissimi frutti.

La scarsità di risorse oggi disponibili, impongono pertanto di pensare a modelli di sviluppo locale, che sono processi di crescita economica prodotti dall’interno del territorio, con un processo endogeno, che definisce proprio in contrapposizione a quello esogeno.

Lo sviluppo locale si realizza attraverso un processo, il cui punto iniziale, cardine, è il censimento delle risorse, da cui passare alla successiva scelta delle vocazioni: infatti, non tutte le risorse hanno le caratteristiche per essere fondative dello sviluppo. Occorre scegliere quelle che per quantità, qualità, pregio, rarità, possono considerarsi vocazioni, e per le quali sono prevedibili coerenti possibilità di investimento pluriennale.

Il primo passo, quello del censimento, sconta peraltro l’atavica frammentazione del territorio provinciale, così come la mancanza di canali di comunicazione (economici, sociali, amministrativi) efficaci fra territori omogenei confinanti, ma appartenenti a diverse entità amministrative (Province, Regioni).

Occorre attivare “reti neurali” tra territori, anche distanti, che condividono medesime problematiche/opportunità può attivare percorsi partecipativi e di collaborazione. Questo meccanismo andrebbe anche a contrastare lo spopolamento delle aree rurali e marginali, che oggi, penalizzate nei numeri, detengono una debolezza contrattuale che si concreta in scarsa rappresentanza nella politica, scarsa visibilità, spreco di opportunità ed intelligenze.

Occorre progettare e costruire il rapporto con i saperi locali, ridefinire “un ruolo” e rafforzare “il ruolo” dell’Università, e dei luoghi di produzione del sapere in rapporto con il territorio, con i suoi attori, con il sistema produttivo. A partire da questi fattori, la possibilità per il “locale” di sapersi collocare in un contesto globale.

Nella lunga strada che va dalla conoscenza delle risorse di un territorio alla condivisione delle “vocazioni”, è necessario che la costituzione della “rete” e la logica della “rete” siano adottate come valori, adottando un metodo che salvaguardi la pari dignità degli attori e si traduca, ad esempio, nella parità di accesso alle informazioni, riducendo le “asimmetrie informative”. Deve essere superato il modello della progettazione rigida per adottare quello flessibile della progettazione strategica, più capace di accogliere le istanze del territorio, devono essere conosciuti gli interessi delle parti in gioco e garantito il loro perseguimento, devono essere equamente distribuiti i rischi, deve essere valutata l’ opportunità di creare delle strutture di gestione.

Alla base del discorso va posta l’esigenza di un salto culturale già nei cittadini, alla presa di consapevolezza delle risorse del loro territorio e costituendo una rete dei saperi.

Diverse sono le attività implementabili in questa direzione, in gran parte realizzabili per segmenti operativi, ma che vanno collocati in una unica filosofia di lavoro. Come elenco meramente indicativo e non esaustivo,

1. Alfabetizzazione territoriale
2. Categorizzazione emergenze (cosa c’è come parchi, sentieri, cammini, monasteri, musei, ecc. )
3. Censimento delle strutture
4. Costituzione della rete di relazioni (fisica e tecnologica) modulare e scalabile tra stake holder
5. Individuazione di una strategia comunicativa univoca (interna ed esterna)
6. Analisi dei bisogni e delle tendenze

Pertanto, uno degli obiettivi prioritari dovrebbe essere quello di individuare e implementare strumenti operativi funzionale alla progettazione delle politiche di sviluppo locale.
Sono oggi disponibili, tra l’altro, strumenti tecnici quali nuovi sistemi informativi territoriali: una idea potrebbe, ad esempio, essere la realizzazione di un “Atlante tematico delle idee e delle iniziative” sulla cui base impostare tutte le discussioni e le proposte progettuali.

Categorie blog


Articoli recenti


Archivio

Utilizziamo solo i nostri cookie e quelli di terze parti per migliorare la qualità della navigazione, per offrire contenuti personalizzati, per elaborare statistiche, per fornirti pubblicità in linea con le tue preferenze e agevolare la tua esperienza sui social network. Cliccando su accetta, consenti l'utilizzo di questi cookie.

Privacy Settings saved!
Impostazioni

Quando visiti un sito Web, esso può archiviare o recuperare informazioni sul tuo browser, principalmente sotto forma di cookies. Controlla qui i tuoi servizi di cookie personali.


Utilizzato per verificare se il browser dell'utente supporta i cookie. Tipo: HTTP Cookie / Scadenza: Sessione
  • www.nomeofficinapolitica.it

Rifiuta tutti i Servizi
Accetta tutti i Servizi