Nuovi treni non siano l’alibi per rinunciare a una nuova ferrovia

29/04/2023

Corre voce, dopo anni di annunci, che finalmente i treni cosiddetti trimodali entreranno in esercizio a breve (i Blues HTR 412 di Trenitalia, in grado di viaggiare a corrente, a gasolio o a batteria), in sostituzione delle vecchie vetture. Vengono richiesti da anni: almeno da quando, nel 2015, i manager dell’azienda biotech Baxalta, con sede a Rieti, bacchettarono Nicola Zingaretti per non averne a quell’epoca previsto l’acquisto sulla tratta Rieti-Terni-Orte-Roma, privilegiando altri territori (“Rieti appare destinata a rimanere isolata da Roma – scrissero Massimiliano Barberis e Fabio Andreola – con impatto negativo non solo per i pendolari reatini, ma anche per le pochissime aziende rimaste nell’ex Nucleo industriale”). L’impegno assunto negli anni successivi ha portato all’acquisto di ulteriori motrici, di cui alcune dovrebbero essere destinate alla tratta Rieti-Terni-Orte-Roma.

NOME Officina Politica esorta tutti gli esponenti politici del territorio a non fermarsi a questo risultato, dopo quasi un decennio di “tira-e-molla”, bensì a cogliere l’occasione per rilanciare e chiedere con forza interventi efficaci per migliorare in maniera risolutiva la condizione del collegamento ferroviario, sia sulla linea esistente sia realizzando una nuova infrastruttura, come quella della Roma-Rieti, già in fase di progettazione, per superare la condizione di Rieti come unica città capoluogo di provincia del Lazio a non avere un collegamento ferroviario diretto con la Capitale.

Al momento, infatti, esistono solo quattro corse veloci per e da la Capitale “via Terni”: due la mattina verso Roma e due la sera verso Rieti, per le quali tuttavia in nessun documento si legge che possano essere aumentate in numero. Vanno poi ammodernate le infrastrutture esistenti, che presentano dei limiti oggettivi, con la rapida esecuzione di interventi già programmati, come la riorganizzazione dei binari nelle stazioni intermedie (Contigliano, Greccio, Marmore) per ridurre i tempi delle operazioni di incrocio tra i treni. Peraltro, un problema tuttora irrisolto è quello del “cambio di banco” a Terni, dovuto al fatto che il treno entra in stazione in un verso e riparte in verso contrario e quindi il macchinista deve trasferirsi da una cabina di guida posta in un capo a quella del capo opposto del treno.

Andrà chiarito, inoltre, se la programmazione di FS risalente al 2018 e secondo la quale il tratto veloce “in direttissima” da Orte a Roma sarà inibito a treni con velocità inferiore a 200 km/h verrà effettivamente attuata nei prossimi anni. Ciò infatti comporterebbe un inevitabile “dirottamento” dei “nostri” Blues, che hanno una velocità max di 160 km/h, sulla linea “lenta”. Peraltro, il passaggio in direttissima è ambito – ed è stato da tempo ottenuto – anche da altre province di altre regioni, per i loro treni. Le evidenze dei collaudi dei treni Blues dovranno poi dirci se il loro peso (superiore alle 20 tonnellate) comporti la restrizione di velocità prevista per i treni di peso maggiore a 18 t/asse sulla ferrovia Rieti-Terni.

Insomma: solo nel contesto dello studio di fattibilità in corso che riguarda, appunto, la tratta Roma-Rieti, si potrà delineare, finalmente, una soluzione razionale. Su questo aspetto, auspichiamo che i nostri politici locali non si siedano sul “risultato minimo” della consegna dei treni Blues, ma che chiedano conto sin d’ora alla politica nazionale circa lo stato di una infrastruttura strategica. Così come fecero, 150 anni fa, coloro che portarono la linea ferroviaria attuale a passare per Rieti.

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