di Marco Giordani – NOME Officina Politica
In questi giorni le cronache di politica nazionale di acque agitate sia nel campo della coalizione di destra, in cui alla lotta per il predominio si affiancano i dubbi di molti “liberali” di FI, sia nel rapporto tra PD e M5S. In questo scenario, la settimana scorsa Enrico Letta è venuto a Rieti a dire quale sia il suo obiettivo nazionale.
Ma cosa ha capito Letta di Rieti o cosa auspica per l’Italia? Delle due l’una: o i suoi riferimenti (il PD reatino ma anche i parlamentari Melilli e Fusacchia, il quale ultimo ha sposato la lista PD) non hanno spiegato a Letta come è composta la coalizione per Petrangeli, oppure si prospetta per l’Italia un fosco futuro.
Letta infatti ha testualmente detto che <<cerco di fare a livello nazionale quello che avete fatto a Rieti: un campo largo in cui [..] stiamo tutti, con il senso di dire: se stiamo tutti insieme ce la faremo, se ci dividiamo perché “io non ci posso stare se ci sta anche lui” [..] regaleremo Rieti e l’Italia ad una destra che non merita [..]>>
Ora, preciso che penso che differenti idealità, o anche posizioni di politica nazionale e internazionale, possano coesistere in una elezione amministrativa (però le posizioni rispetto alla politica in Regione quelle dovrebbero essere un discrimine).
Ma se il segretario di uno dei maggiori partiti, dalla lunga tradizione, ci viene a dire che prenderà ad esempio la coalizione reatina, occorrerà capire (e spiegare anche a livello nazionale) cosa Letta “cerca di fare a livello nazionale”.
Il “campo largo” è una formula con cui il PD cerca di tenere insieme il Movimento 5 Stelle, i partiti alla sua sinistra (non ben definito con quali paletti) ed i partiti che si richiamano, a vario titolo, ad una democrazia liberale (+Europa, Azione, Italia Viva).
Ebbene cosa c’è di ciò nella coalizione a supporto di Petrangeli? Preciso che in questa nota tralascio considerazioni sulla composizione “politica” interna alle liste “civiche”, ma mi limito ai partiti nazionali “riconosciuti” che Letta dovrà o vorrà includere nel suo “campo largo”.
Non c’è il M5S; c’è sì una lista il cui simbolo evoca l’attuale capo politico, con dentro il suo consigliere comunale, un ex consigliere dalla provincia, assistenti del parlamentare. Ma non c’è il simbolo ufficiale, a tutti noto, che è quello per cui oggi vale quel partito. Al di là dei travagli interni che possano aver causato ciò – travagli che pur non sono indifferenti ai sensi di una possibile coalizione nazionale – Letta prende questo a modello?
Non ci sono, per quanto riguarda i partiti “di democrazia liberale” +Europa e Radicali Italiani, i cui iscritti sono candidati solo nelle liste a supporto di Carlo Ubertini, così come il PSI; Italia Viva è addirittura a supporto del candidato sindaco di Fratelli d’Italia. Per quanto riguarda Azione, sembra non esista un “dov’è”: si dice che 7 iscritti siano dispersi in 5 liste in 2 coalizioni.
Ci sarebbe poi, sotto le spoglie di una lista con simbolo che non ne nasconde l’origine, il Partito Gay – Solidale Ambientalista Liberale – il quale alle ultime comunali nelle grandi città (Roma, Milano, Torino, quindi abbastanza “politiche”) ha adottato una politica identitaria presentandosi in solitudine. Ne parlo tra i partiti di “democrazia liberale” benché nel riadattamento reatino del simbolo, sia scomparsa la definizione “liberale”.
In sostanza, se come probabile sono questi (M5S e “democratici liberali”) quelli del “io non ci posso stare se ci sta anche lui”, sembrano qui mancare entrambi…
Ci sono invece nella coalizione Petrangeli partiti ed esponenti della sinistra; certamente Articolo1-MDP che è parte della alleanza PD-M5S post-Conte2, ma anche e a pieno titolo Sinistra Italiana, partito che anche sui temi di politica internazionale è decisamente all’opposizione del governo Draghi; la cosa che desta però ancor più perplessità è la presenza, nella lista con il simbolo del PD, di chi sembra più vicino alle posizioni vetero-antiatlantiste del Partito Comunista di Marco Rizzo che a quelle di “Enrico Letta con l’elmetto”. Se il segretario PD ha chiuso il discorso reatino con “le campagne elettorali si fanno [..] sulle linearità dei comportamenti”, non sembra che ci sia una linearità, specie per i nostri impegni internazionali, da prendere a modello per le prossime politiche.
Allora, avendo Letta confessato di essere venuto di impulso per le note esortazioni di Cicchetti, speriamo che sia stato il PD locale a non aver avuto tempo (e probabilmente neanche interesse) di mostrargli la realtà di “questo” campo largo che decisamente speriamo non sia quello nazionale.